mercoledì 26 gennaio 2011

un po' la comodità

Ha completamente cannato le aspettative, Cristina Donà. Forse è stato troppo generoso farsi delle aspettative, però di solito uno se le fa, le aspettative, sui suoi artisti preferiti. Soprattutto quando si ha a che fare con quei musicisti che non sfornano un album all'anno, ma si fanno desiderare, aspettare. Il nuovo Torno a casa a piedi ha di buono solo il titolo, ossia l'idea. Poi si perde nel susseguirsi delle solite canzoni, nello sciorinarsi inevitabile di una ricerca poetica che non ha niente a che vedere con la poesia, se non forse - è questo un dubbio che assale improvviso come ogni assalto ben fatto - l'uso di accostamenti un po' inconsueti, il richiamo di immagini un po' troppo imperfette per esserlo in maniera spontanea. Insomma questa volta bisogna essere nudi e crudi e puri: è un disco inutile, noioso, solito, che non dà alcun apporto alla vita. Forse la Donà è un po' invecchiata e vive da troppo tempo lontano dalla città, nell'eremo indiscusso della pace della natura, che le suggerisci giri di suoni calmi da casolare e caminetto. Ma l'intento di tornare alla città, come ha detto nell'incontro con i fan alla presentazione di ieri, non ha nessuna concretizzazione, a meno che tornare non significhi continuare a fuggire dai luoghi dove tornare a casa a piedi è veramente una rivoluzione. È un disco un po' comodo. E noi, in città, odiamo la comodità.

Cristina Donà, Torno a casa a piedi, 2011.

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