Visualizzazione post con etichetta flâneurismi. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta flâneurismi. Mostra tutti i post
venerdì 9 marzo 2012
il lamento del contapassi
giovedì 13 gennaio 2011
faunomenologia (fenomenologia del fauno)

The XX - Crystalised; (soprattutto nel passaggio dalla metropolitana alla superficie)
Nick Cave feat. Enya - The Reaper (Don't Fear); (prima del caffé)
The Ting Tings - Shut Up And Let Me Go; (un buon passo)
Editors - Papillon; (se volete accelerare il passo)
Mini K Bros - Delicatamente; (dopo il caffé)
The Shins - Split Needles; (lasciarsi guidare da picchi di stridente purezza)
Seguiranno aggiornamenti.
giovedì 24 giugno 2010
social post office
La porta automatica si apriva solo dall’interno. A metà mattina la coda fuori dall’ufficio postale, campione rappresentativo dell’anzianità dell’utenza, aspettava ancora che le luci si accendessero. Riunione sindacale, diceva un avviso affisso al vetro. «Ora aprono fra qualche minuto», lo rassicurò un uomo prossimo al trapasso, come se pensasse che non sapesse leggere quelle elementari informazioni orarie. A poco a poco entravano gli addetti allo smistamento, ingressi privilegiati dalla complicità di colleghi sopiti all’interno. Tre cavalieri intanto si disposero ai posti di combattimento, come in una trincea, le luci ancora basse, valutando la clientela che aldilà della barriera trasparente si preparava alla lotta, bollettini buste paghe documenti moduli portafogli o soldi contati, tutto in mano. Scoccarono le undici e le luci si accesero, la porta si aprì per tutti e la macchina dei turni fu di nuovo vittima delle dita avide di servizio. Ad ogni pressione, vacillava sul proprio asse, come se il suo destino fosse quello di subire colpi e contraccolpi per l’eternità: uno scomodo destino, non c’era che dire. La coda non avanzava, presa tra una insolita timidezza o un inopportuno timore reverenziale – come quando sei il primo a partire quando scatta il verde – e un tentativo di movimentazione dell’atmosfera. «Lasci passare la signora in carrozzella» disse una mano agganciando il braccio di un compagno di lotta.«Certo, ma con calma» rispose serenamente il troppo presto condannato di inciviltà, nella speranza che tutto terminasse nel minor tempo possibile. Ma ci sono persone che non colgono i toni o che capiscono solo quello che vogliono capire. L’imprenditore morale, forte del rispetto che l’Universo gli stava sicuramente accordando, intraprese una reazione che parve esagerata ai più, difendendo la bontà del proprio atto, ma la discussione venne soffocata dal sopraggiungere dei numerini. Tutto era tornato alla normalità, sfiorata la tragedia. Lo rivelava la signora che ripeteva «Eh, ma come sono lenti, eh, ma come sono lenti, eh, ma come sono lenti, eh, ma come s…»
martedì 1 giugno 2010
il tempo ritornato

Il tempo lo fa l'abitudine, quindi credo che un modo per non tornare possa essere: non perdere le abitudini che hai costruito altrove. Quelle buone, mantienile: oggi sono andato a piedi a fare la spesa quotidiana; quelle cattive, riproducile: mangiare in continuazione, pica pica. Non so a cosa sono tornato, ma so che non voglio tornare a Milano, non voglio essere qui come se fosse quel giorno di febbraio in cui ho aperto la porta con una valigia. Quanto ci vuole per ricordarsi di quell'altra vita, affinché influenzi questa?
un punto su
flâneurismi,
la città,
teleintimismo
domenica 9 maggio 2010
il porno come prospettiva

Questa domenica di oggi mi sono guardato un film di cui molti hanno parlato: Shortbus, del 2006, scritto e diretto da John Cameron Mitchell. Molti penseranno si tratti di un porno soft. Di porno c'è qualcosa, secondo la definizione accademica di porno, ovvero nel caso in cui si veda tutto quello che c'è da vedere di un amplesso. Ma il porno in questo caso è solo un punto di vista, una prospettiva. Di cosa parla questo film, aldilà della trama? Parla di qualcosa che incontro tutti i giorni: l'incapacità di sentire. Che tu sia depresso, che tu sia anorgasmico, che tu sia un voyeur, che tu sia qualunque tipo di persona creda di essere, il tuo problema è questo: non sento niente. Chi ormai si lascia andare? Chi permette che l'altro entri nella sua pelle completamente, fino in fondo? Chi riesce a lasciarsi amare totalmente, senza provare terrore all'idea di ricambiare, di perdersi nell'altro? Le nostre individuali ricerche dell'amore e del piacere continuano, ma siamo solo divoratori di esperienze che giocano con la vita: siamo terapisti di coppia e quando facciamo l'amore con il nostro compagno non proviamo niente; siamo ex accompagnatori la cui capacità di interpretare l'amore fisico rimane per sempre corrotta; siamo giovani che giocano a fare il dominatore quando quello che vorremmo è solo essere dominati. Il problema è che non riusciamo a sentire niente. Qualcosa ci blocca. Ma cosa? Le risposte sono possibili e tante.
un punto su
barcelona,
flâneurismi,
teleintimismo
venerdì 5 marzo 2010
piccolo breviario per cittá (che vogliono essere) europee

Tipo che... Ieri sera abbiamo fatto un po' di serata, cerveza, bocadillo e chupiti assurdi (uno si chiamava "pacto del diablo" e un altro "Monica Lewinski"...). A mezzanotte chiude la metro, da domenica a giovedí. Cosí si é rimasti senza trasporto. Eppure... Ieri sono tornato a casa alle 3 con un autobus che passa ogni 20 minuti da quando chiude la metro a quando riapre. Ce ne sono diversi, si chiamano Nitbus, il mio é l'N13. Ti portano a casa. Sempre. Stasera la metro chiude alle 2. Domani non chiude. Cosí, tanto per farlo sapere.
sabato 20 febbraio 2010
karma apparente

Ne mancano otto, di giorni, alla mia partenza verso la città del mio prossimo trimestre. Sono eccitato, molto eccitato. Gasato. Pronto per prendermi sul muso bastonate, ma con coscienza. Partirò per un viaggio non lungo, ma mica poco. Destinazione iberica, il vostro corrispondente dal català. Guardo sulle mappe dove vivrò, e so già con chi vivrò, ma ho già detto a chi doveva saperlo questa informazione spassosa. Mancano solo otto giorni, e io non sono ancora a Milano, non so da dove cominciare per preparare. Estoy listo, ma senza lista.
La città è fantastica, ricca di sorprese si rivelerà?
Non conosco affatto quei luoghi, quella cultura. Affidabili guide ne ho trovate, persone già state che ritroverò nel gruppo di missionari di cui faccio parte.
Hai paura?
Otto, meno otto.
lunedì 1 febbraio 2010
sushi florence

Quanta solitudine, cazzo! Ieri sera camminavo per le vie di Firenze tutto solo, a cercare un posto dove mangiare da solo, e poi da solo sono finito a bere una sola birra da solo in un irish pub vicino all'ostello, dove dormivo da solo. Non conosco nessuno a Firenze, conosco persone ovunque: Torino, Venezia, Bologna, Trento, Bolzano, Trieste, Roma, Napoli, e diciamo pure Padova... Ma a Firenze nessuno. Così me ne vagavo per la città, cercando qualche locale gay (segnalatomi da C.), ma poi dicendo a me stesso: chi credi di prendere in giro? non sai andare da solo in un locale gay. e non si va da soli nei locali gay. Vai all'irish, pigliati due birre e poi a nanna. Ma cosa credi di fare?
Comunque parlavo da solo, irrimediabilmente.
martedì 12 gennaio 2010
walk, unafraid*

Ho camminato. Non molto, due chilometri e settecento metri o poco più. Nella borsa, come un totem, il libro sul camminare che ho ricevuto a natale, l'agendina nuova ricevuta per natale, una penna ricevuta a caso, e la tabacchiera di corto. Ho camminato perché ieri sera ho fatto un incidente in macchina. Non ci possono essere due verdi in contemporanea, e io già lo avevo. Mentre cammino penso a canzoni che abbiano a che fare con il camminare. Me ne vengono poche, and I'm walking through the clouds (Corrs), ma non c'entra molto, o non voglio che c'entri. Allora penso alla litania di we walk (Ting Tings), ma mi infastidisce. C'è anche la nuova walk the fleet road (Editors), ma so solo il titolo, non l'ho ancora interiorizzata. Allora finisco per canticchiare mentre cammino.
Così io amo le mie vie.
*Walk Unafraid, 'Up', REM, 1998
martedì 8 dicembre 2009
my name is bondo, vaga bondo

Giri, giri, giri, periodo di giri. Non so nemmeno più dove sono stato tra giovedì scorso e oggi. Ma so che sono successe un sacco di cose. Con ordine, nel disordine.
Venerdì mattina mi sveglio nel Fottòn di Viuccia e fuori Conciliopoli è innevata. Paura e delirio a Las Tegas. Si parte comunque per Masteria (pron. mastìria), in compagnia della Borgonauta, e si parte con uno zaino assai colmo di cose: il preventivo situazionistico dei giorni a venire prevede infatti la serata in the Hostel, e la sera dopo niente di meno che un aperitivo gay ursino in un posto lontano ma accollabile con tanto di titolone "golOrsi". Sabato sera quindi non si sapeva bene dove il me che sono avrebbe dormito, o se avrebbe dormito, considerato che... Ma non anticipiamo.
La serata della febbre va bene, con Lubi che si ferma con me a Masteria contribuendo anche alla scelta di nuove scarpe per l'inverno: I put some new shoes on and everything's alright! Per le diecemmezza comunque andiamo via da questa Bearlin improvvisata, il risultato è per ora soddisfacente: mi son fatto vedere, ho conosciuto gli organizzatori, alla prossima. Tornati in the Hostel c'è il solito Filottete ad attendermi e contento di dividere delle luppolate, ma incontriamo una losca coppia padreffiglio partenopea: il piccolo si ferma con noi, io e Filottete ingaggiamo una gag di svelamento degli orientamenti e il piccolo Ciro non si scandalizza. Secondo me era voglioso, ai suoi 22, forse gli ho regalato una sega.
Si va a letto, cioè vado a letto, per poco, dalle 2 alle... non lo so, alle 6.49 mi attende un treno per AncoraPiùANord, per l'ennesimo lavoro sovrapponibile. A Masteria, essendo domenica mattina, alle 6 non circola nulla. Vagando, incontro un Bearitono alla fermata dell'autobus che non c'è. Mi approccia simpatico, e andiamo per quella mezz'ora da lì alla stazione, chiacchierando con i prevedibili limiti di una chiacchierata alle 6 del mattino di un giorno freddo e umido a dicembre nella bassa veneta. Lui è del suddammerica, e mi ricorda quel personaggio di Doson's Cric che incontra Gek sul bus e gli fa: "Oh, cos'è, mi hai trovato col tuo radar?". Infatti, pochi minuti dopo, sullo stesso treno verso una città sulla traiettoria medesima e comune, mi dice: io ho vissuto a Berlino con il mio compagno, ci siamo sposati quest'anno. Carini, carini, carini. Commozione e mestruo emotivo. Ci scambiamo le email, il mio viaggio finisce qui. Ora c'è solo la solitudine da lì alla meta, il freddo che entra nelle ossa per il poco sonno consumato, i crampi allo stomaco e le vesciche per le scarpe nuove. Alle 9.30, non so come ma sono a Pseudocrucconia, pronto per lavorare. La sera mi addormento a casa della Valchiria, poi usciamo e io mi sento la febbre, ho i brividi e andiamo a vedere Almodovar al cinema. Io tremo, sono a digiuno, ho sonno e vorrei una tachipirina. E invece a casa, è mezzanotte e mi cucina dei tortellini.
La mattina dopo è già quella di ieri, sono in forze, ho un paio di guanti nuovi, e tanta voglia di fare. Soprattutto, mi alzo con la voglia di andarmene da tutto questo.
Sono un vagabondo, appena posso. E ho potuto.
giovedì 8 ottobre 2009
in un mondo piccolo
Oggi è uno di quei giorni in cui il mio mondo implode. Dopo pranzo, nell'amena località suburbana di Buccinasco ho incontrato niente di meno che Giorgio, un mio coinquilino che risale ad almeno due anni fa nella Trento di via Grazioli. Avevo perso le sue tracce, dopo l'abbandono della Pisani's House nell'agosto del 2007. E ora me lo ritrovo lì, che mi dice che si trasferisce a Milano per studiare. Un colpo. Una distanza spaziale e temporale annullata in un solo colpo.
Stasera, dopo l'aperitivo (strana coincidenza che avvenga tutto dopo il cibo?), due figuri mi fissano, io fisso loro, aspetta un attimo e sono Pippo e la Marty, due amici della Borgonauta, mia compagna di sventure da quel dì nella Mansarda Criminale, e ora alla Cri.Cri.Pre.S.S., sempre della combricola tridentina, lei a Milano per lavoro, lui suo consorte a Milano per amore in visita. Distanze nulle.
Sembra tutto ieri. Questo è l'effetto che fa trovarsi improvvisamente in un mondo piccolo, un grande mondo imploso.
giovedì 10 settembre 2009
urban exploit

L'ho fatto. La mezza idea mi era venuta questa mattina. Prima sono andato a pranzo con D., altra amica di vecchio conio, in zona Duomo, ove ella si impiega lavorando. Questo pranzo era organizzato, non è questo quello che sono orgoglioso di aver fatto. Alle due e dieci ero già libero, in Galleria. Perché non tornare davvero a casa a piedi? Google Maps mi dava, stamattina, un'ora e trentacinque minuti di tragitto, km 7,2. Ce ne ho messi quindici in meno! L'uomo vince sulla tecnologia!
E intanto mi sono goduto tutta via Meraviglia, tutto Corso Magenta, Corso Vercelli, piazza Wagner, via Monterosa, QT8... Strade, negozi, persone, alberi, fontanelle ristoratrici.
Altro che flaneur!
venerdì 28 agosto 2009
post holiday chill
Si è tornati, io e la fedele C., dal touretto siculo. Poche ore più di una settimana fra le principali visitanda della costa orientale, con l'ausilio, negli ultimi giorni, di una 500 non male a noleggio. Due dive. Ci mancava il decappotto. Per il resto, local style via autobus e treni, quando possibile.
Ora, sono a casa da solo davanti ad un docu sulla mafia sulla terza nazionale. Guardiamo, e riposiamoci del viaggio di ore sedici che ci ha riportato dalla leonessa siciliana alla grande Milan. Varia umanità.
Post orgasmic chill.
sabato 15 agosto 2009
lascia che la notte faccia il suo Corso
Ieri sera è successa una cosa strana. Veramente, ieri notte. Tornato a casa abbastanza, relativamente presto, da una serata normale, mi ha colto l'insonnia. Forse per il caldo, forse per un decaffeinato a fine serata che tanto decaffeinato forse non era. Comunque, niente sonno. È così che mi loggo in una chat gay con il nick 'senzasonno', per vedere se c'è qualcuno che si fa due semplici chiacchiere presonno, molto easy, senza pretese, magari il preludio virtuale di un incontro reale in un prossimo futuro possibile, ma davvero questo era l'ultimo pensiero. Era più un modo di passare un tempo che sembrava enorme nella veglia atipica. Ad una certa, si apre una finestra, un compagno di insonnia mi chiede se ci facciamo birressigarette insieme, dato che siamo due nottambuli. Io diffido sulle prime, ma poi mi convinco senza che mi convinca, per quanto avesse degli ottimi argomenti. Alla presentazione virtuale del battesimo, si scopre che siamo già amici su Facebook. Bene, ciò, devo ammettere, mi rassicura: posso controllare chi, cosa, perché di questo sconosciuto. Beh, alle 4 arrivo nella zona prestabilita. Cerchiamo invano una birra, ma anche per i chioschi è vacanza. Bene, facciamo una vasca per Buenos Aires chiacchierando, fermandoci a parlare con l'edicolante 24h, comprando le sigarette all'automatico, passando il tempo, conciliando il sonno. Una sensazione assurda, un'esperienza ai limiti dell'umano: la città era per noi, non abbiamo incontrato che una persona in un'ora e mezza di camminata. La sensazione di possedere lo spazio urbano totalmente. Indescrivibile. Crea dipendenza, quasi; a tratti desidero una Milano come quella di ieri notte, vuota. Ma con birre 24h.
Poi, stamattina, ho dormito. Benissimo.
mercoledì 12 agosto 2009
l'etimologia dell'universo

Sapete quando pensate che un posto è da sfigati? E poi scoprite che vi piace tantissimo, oltre ad essere un posto che nella vostra memoria è legato alla vostra infanzia in maniera felice? Credo che l'ultima volta che ci sono stato risalga alle elementari. E per questo ho sempre pensato, dallo sviluppo adolescenziale in poi, che fosse destinato alle scolaresche di pischelli under 11. O ai nonni con i nipoti. O a famiglie perfettamente nojose. E invece... E invece il Planetario di Milano, ospitato dai Giardini Pubblici di Porta Venezia, è un posto davvero grazioso. Piccolo, che può voler dire anche intimo, o solo umano, un posto dove ancora qualcuno lavora per parlare e renderti piacevole, anche divertente a tratti, un'oretta o poco più in cui, in una serata di mezz'estate, nel periodo delle stelle cadenti, scopri l'etimologia di settentrione e quella di desiderio. Se siete curiosi, sapete dove cercare, non starò io a dirvi perché si dice di esprimere un desiderio se si vede una stella che cade, e che si realizzerà, e via dicendo. Ma pelle d'oca, garantisco. Oltre alle mille storie possibili sugli amori nascosti dalle costellazioni, fra miti, leggende e versioni diverse: perché, alla fine, Orfeo si girò? Seduti su scomode sedie rotanti, ci si sente ancora e sempre bambini alla prima scoperta della vita. Quella che vuoi raccontare a tutti, che credi di essere l'unico ad averla. Per esempio, da dove arriva piantare in asso, non lo crederesti mai che possa derivare da Teseo che planta in Naxos la povera Arianna, o che Est deriva dalle radici comuni di tutte le lingue del mondo per la dea che poi noi conosceremo come Venere e cui dedicheremo il pianeta dell'oriente celeste: Ishtar, Astarti, Ester... robe così, insomma.
Il bello di vivere Milano in un agosto.
Iscriviti a:
Post (Atom)