La porta automatica si apriva solo dall’interno. A metà mattina la coda fuori dall’ufficio postale, campione rappresentativo dell’anzianità dell’utenza, aspettava ancora che le luci si accendessero. Riunione sindacale, diceva un avviso affisso al vetro. «Ora aprono fra qualche minuto», lo rassicurò un uomo prossimo al trapasso, come se pensasse che non sapesse leggere quelle elementari informazioni orarie. A poco a poco entravano gli addetti allo smistamento, ingressi privilegiati dalla complicità di colleghi sopiti all’interno. Tre cavalieri intanto si disposero ai posti di combattimento, come in una trincea, le luci ancora basse, valutando la clientela che aldilà della barriera trasparente si preparava alla lotta, bollettini buste paghe documenti moduli portafogli o soldi contati, tutto in mano. Scoccarono le undici e le luci si accesero, la porta si aprì per tutti e la macchina dei turni fu di nuovo vittima delle dita avide di servizio. Ad ogni pressione, vacillava sul proprio asse, come se il suo destino fosse quello di subire colpi e contraccolpi per l’eternità: uno scomodo destino, non c’era che dire. La coda non avanzava, presa tra una insolita timidezza o un inopportuno timore reverenziale – come quando sei il primo a partire quando scatta il verde – e un tentativo di movimentazione dell’atmosfera. «Lasci passare la signora in carrozzella» disse una mano agganciando il braccio di un compagno di lotta.«Certo, ma con calma» rispose serenamente il troppo presto condannato di inciviltà, nella speranza che tutto terminasse nel minor tempo possibile. Ma ci sono persone che non colgono i toni o che capiscono solo quello che vogliono capire. L’imprenditore morale, forte del rispetto che l’Universo gli stava sicuramente accordando, intraprese una reazione che parve esagerata ai più, difendendo la bontà del proprio atto, ma la discussione venne soffocata dal sopraggiungere dei numerini. Tutto era tornato alla normalità, sfiorata la tragedia. Lo rivelava la signora che ripeteva «Eh, ma come sono lenti, eh, ma come sono lenti, eh, ma come sono lenti, eh, ma come s…»
Visualizzazione post con etichetta queste non sono storie. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta queste non sono storie. Mostra tutti i post
giovedì 24 giugno 2010
giovedì 22 aprile 2010
memento meminisse
«La data sullo schermo del cellulare lo riportò al triste bagaglio delle ricorrenze. Quel giorno, per lui, era come un giorno della memoria, il ricordo di qualcosa che aveva dovuto smettere di fare, il ricordo di una ricorrenza rotta. Era stata una data importante, carica di vicende piacevoli, fino alla rottura della routine. Il male tornava, attraverso quelle cifre riprodotte, a insinuarsi nella sua testa. La memoria del male era peggiore del viverlo in diretta. Come un cielo nuvoloso, sempre.»
Iscriviti a:
Post (Atom)