lunedì 31 agosto 2009

serial


Credo di essere un frequentatore seriale. Credo sia la fase precedente a quella del monogamo seriale. Quando incontro una persona, sempre per le solite note vie, possono succedere due cose. Una di queste è starci molto bene, anche se per quell'occasione. Da quel momento in poi, la mia indole mi impone di smettere il troieggio e di concentrarmi sulla coltivazione della conoscenza con quella persona.

Così eventuali mie incursioni nel reame delle conoscenze online diventano modalità di ciaccolare con vecchie conoscenze che sai di trovare lì, non per altri contatti a fine più o meno lieto. Insomma, smetto di guardarmi intorno. Il problema è quando ci trovo anche lui, nel reame, e mi chiedo: cosa starà facendo? Si starà ancora guardando intorno? Insomma, paranoie. Forse è lì per lo stesso motivo, o sono solo uno dei tanti? Certo non si può chiedere.
Ma lo scrivo per oggettivare la mia razionalità in movimento, l'analisi che mi è propria, negli astri.

Cazzuriate.

Lo scrivo perché ho paura.
Lo scrivo per ricordarmi che sono fottutamente insicuro.

la coscienza delle interiora sottovento

Per tutti oggi è un giorno in cui si ricomincia. A me non dovrebbe fare differenza che sia un lunedì o un qualsiasi altro giorno della settimana. Un po' di differenza la fa, se mi si dice che è il primo lunedì d'autunno. Oggi, in così largo anticipo? Mah.
Io intanto scrivo cazzuriate per passare il tempo.

Ieri domenica di fine agosto con toccata di surrealismo. Sono andato al compleanno di un bambino di un anno, che faceva un anno ieri. Non ricordavo che queste feste sono fatte soprattutto per gli adulti, che hanno a disposizione buffet di prelibatezze che i pargoli non toccheranno mai, e quindi ci si riempie di pizzette e salati a iosa. Se poi è il compleanno di figli di gente del sud, tornerai sicuramente a casa con un vassoio di avanzi. Si usa così. Peccato aver pranzato poco prima o dover cenare da amici poco dopo. Stamattina se ne sentono le conseguenze a livello interiore.
La coscienza è nel basso ventre.

C'è dell'aria molto fresca, da qualche giorno, intorno all'altopiano della mia esistenza condominiale.
Molto fresca. Folate.

sabato 29 agosto 2009

questioni

Ma quelli che ti dicono: spero tu non abbia i capelli lunghi come in foto. A me non piacciono i capelli lunghi, mi piacciono solo sulle donne. Premettendo che se sei in un certo spazio virtuale, probabilmente non te ne frega molto se una donna ha o meno i capelli lunghi, mi chiedo: questi individui sarebbero pronti a rinunciare ad una persona che potrebbe rivelarsi interessante, piacere loro, nel complesso, per il dettaglio tricotico? Forse è quello che chiamano superficialità, o è solo un criterio come un altro per sfoltire l'adunanza? Certo, personalmente credo che criteri con questa funzione dovrebbero essere altri, ma forse per alcuni è meglio un maniaco con i capelli rasati. Dipende logicamente dalla finalità della propria presenza nell'iperspazio della Banalità, nella banalità. Io intanto vivo sempre insieme ai miei capelli.

venerdì 28 agosto 2009

post holiday chill


Si è tornati, io e la fedele C., dal touretto siculo. Poche ore più di una settimana fra le principali visitanda della costa orientale, con l'ausilio, negli ultimi giorni, di una 500 non male a noleggio. Due dive. Ci mancava il decappotto. Per il resto, local style via autobus e treni, quando possibile.
Ora, sono a casa da solo davanti ad un docu sulla mafia sulla terza nazionale. Guardiamo, e riposiamoci del viaggio di ore sedici che ci ha riportato dalla leonessa siciliana alla grande Milan. Varia umanità.
Post orgasmic chill.

lunedì 17 agosto 2009

voce del verbo cazzuriare

Se i programmi saltano, sono atletici.
Atletici programmi salterini, su Rieducational Channel!

domenica 16 agosto 2009

feriae

Solita notte folle di un ferragosto sulla riviera adriatica.
Ma ero solo tra mille coppiette. non che i miei amici siano particolarmente cucci cucci bau bau... però insomma, ognuno aveva qualcuno di speciale con cui festeggiare... eh insomma...
Non era tristezza, perché alla fine ero con miei amici e amiche storiche.. e insomma, siamo sempre l'anima della festa. era solo quei momenti, tipo quando aspetti che sorga l'alba, o vedi le stelle, o anche solo un bacio. Mi mancano i baci, mi manca la vicinanza di un corpo amico.
Mi chiedo solo, quando sarà il mio turno?

sabato 15 agosto 2009

lascia che la notte faccia il suo Corso

Ieri sera è successa una cosa strana. Veramente, ieri notte. Tornato a casa abbastanza, relativamente presto, da una serata normale, mi ha colto l'insonnia. Forse per il caldo, forse per un decaffeinato a fine serata che tanto decaffeinato forse non era. Comunque, niente sonno. È così che mi loggo in una chat gay con il nick 'senzasonno', per vedere se c'è qualcuno che si fa due semplici chiacchiere presonno, molto easy, senza pretese, magari il preludio virtuale di un incontro reale in un prossimo futuro possibile, ma davvero questo era l'ultimo pensiero. Era più un modo di passare un tempo che sembrava enorme nella veglia atipica. Ad una certa, si apre una finestra, un compagno di insonnia mi chiede se ci facciamo birressigarette insieme, dato che siamo due nottambuli. Io diffido sulle prime, ma poi mi convinco senza che mi convinca, per quanto avesse degli ottimi argomenti. Alla presentazione virtuale del battesimo, si scopre che siamo già amici su Facebook. Bene, ciò, devo ammettere, mi rassicura: posso controllare chi, cosa, perché di questo sconosciuto. Beh, alle 4 arrivo nella zona prestabilita. Cerchiamo invano una birra, ma anche per i chioschi è vacanza. Bene, facciamo una vasca per Buenos Aires chiacchierando, fermandoci a parlare con l'edicolante 24h, comprando le sigarette all'automatico, passando il tempo, conciliando il sonno. Una sensazione assurda, un'esperienza ai limiti dell'umano: la città era per noi, non abbiamo incontrato che una persona in un'ora e mezza di camminata. La sensazione di possedere lo spazio urbano totalmente. Indescrivibile. Crea dipendenza, quasi; a tratti desidero una Milano come quella di ieri notte, vuota. Ma con birre 24h.

Poi, stamattina, ho dormito. Benissimo.

venerdì 14 agosto 2009

urblog

La cara amica C., personaggio fra i protagonisti di questa cosa tipo blog, mi dice: "Sì, sempre bello il tuo blog, ma vorrei che parlasse, non so, della città". Un urbanblog, insomma? Va bene, parliamone. In questi giorni, poi, dieci giorni in vero, la presenza di una sua amica francese, la cara e dolce M., con cui abbiamo rispolverato l'alemanno come lingua della comunicazione, mi ha portato ad accompagnare le entrambedue in giro per questa metropoli che, diciamolo, si chiama Milano. È sempre un'esperienza, girare per la propria città. Mi sento un bambino entusiasta quando racconto che la città è fatta a radianti, con due anelli concentrici, e che quindi, in teoria almeno, non ci si può davvero perdere in un dedalo di vie, basta arrivare su una grande strada, e quasi di sicuro si finirà su una direttrice, su un raggio, oppure su un anello. Poi, è tutto girare. Oppure quando si va sui Navigli e anche al 13 di agosto, con i relativi distinguo, c'è gente. Persone. Luci, happy hour e via dicendo. Percorrere oasi ormai conosciute o anche solo godute-per-quello-che-sono da pochi: i parchi. Sempione, i Pubblici di Porta Venezia, quello della Villa Comunale, insomma. Fermarsi a parlarebbere alle Colonne. Percorrere su e giù el Curs, spiegando che è Buenos Aires, più di Vittorio Emanuele, il Corso per antonomasia.
Roba di sospiri. C'è tanto, tanto da fare, da vedere, da vivere. Sospiri.


mercoledì 12 agosto 2009

quest'ansia

"Lei cosa fa? Lavora?"

Questa la prima domanda, o una delle prime, di una dottoressa, appena le dico di accusare dei dolori, delle fitte occasionali al petto. E che ho la sensazione "di avere il cuore" (sic! nel referto clinico). Si procede con l'Elettrocardiogramma, con la misurazione della pressione, con l'auscultazione del petto.

"In realtà, no, mi sono laureato a settembre... È un anno che sono fermo".

Allora è ansia. Il cuore malato soffre quando è sotto sforzo, non quando si sta calmi.
Il gramma è tutto a posto. Faccia un po' di attività sportiva.
O si calmi.



Allora, è ansia.

l'etimologia dell'universo


Sapete quando pensate che un posto è da sfigati? E poi scoprite che vi piace tantissimo, oltre ad essere un posto che nella vostra memoria è legato alla vostra infanzia in maniera felice? Credo che l'ultima volta che ci sono stato risalga alle elementari. E per questo ho sempre pensato, dallo sviluppo adolescenziale in poi, che fosse destinato alle scolaresche di pischelli under 11. O ai nonni con i nipoti. O a famiglie perfettamente nojose. E invece... E invece il Planetario di Milano, ospitato dai Giardini Pubblici di Porta Venezia, è un posto davvero grazioso. Piccolo, che può voler dire anche intimo, o solo umano, un posto dove ancora qualcuno lavora per parlare e renderti piacevole, anche divertente a tratti, un'oretta o poco più in cui, in una serata di mezz'estate, nel periodo delle stelle cadenti, scopri l'etimologia di settentrione e quella di desiderio. Se siete curiosi, sapete dove cercare, non starò io a dirvi perché si dice di esprimere un desiderio se si vede una stella che cade, e che si realizzerà, e via dicendo. Ma pelle d'oca, garantisco. Oltre alle mille storie possibili sugli amori nascosti dalle costellazioni, fra miti, leggende e versioni diverse: perché, alla fine, Orfeo si girò? Seduti su scomode sedie rotanti, ci si sente ancora e sempre bambini alla prima scoperta della vita. Quella che vuoi raccontare a tutti, che credi di essere l'unico ad averla. Per esempio, da dove arriva piantare in asso, non lo crederesti mai che possa derivare da Teseo che planta in Naxos la povera Arianna, o che Est deriva dalle radici comuni di tutte le lingue del mondo per la dea che poi noi conosceremo come Venere e cui dedicheremo il pianeta dell'oriente celeste: Ishtar, Astarti, Ester... robe così, insomma.
Il bello di vivere Milano in un agosto.

martedì 11 agosto 2009

di comete e indigestioni


Oggi sarebbe dovuto essere San Lorenzo. In effetti lo è stato, ma non l'ho cagato molto. Le stelle? Cadute? Va bene, ma immagino, a quest'ora della notte, che sia successo perché Desmond Hume non ha premuto il pulsante per evitare la fine del mondo, e insieme alle stelle sono caduti carichi di bambini posseduti dalla memoria cellulare del figlio perso del dottore clonatore (Godsend). Tutti cantando We're golden, ballando in intimo imbarazzantemente bianco.
Il mal di schiena ti costringe ad una certa indigestione di trasmissioni, sia la tivvì, la radio, o il tuo computer. Ora non ho certo voglia di andare a letto, ma di aspettare che si finiscano gli scaricamente degli ultimi due episodi della quinta stagione di Lost, per quello la voglia è alle stelle. Cadenti, ma pur sempre stelle.

domenica 9 agosto 2009

domenica d'agosto

Quanto è difficile darsi degli obiettivi, quando si è a casa solitari nel mese estivo per eccellenza nella città di Milano. Le strade sono vuote, e il sole vi si impone prepotente. È un pomeriggio di un'estate strana, per ora passata fra casa mia e casa di C., poco lontano: la mia macchina saprebbe percorrere quei 15 minuti di strada da sola, se potesse. Mi viene in mente che da qualche giorno la piccola Tina, la servizievole vettura che mi trasporta dal punto A al punto B, non riconosce lo sganciamento del freno a mano, e quel simpatico punto esclamativo ((!)) resta illuminato, poi si spegne, poi si riaccende, poi si spegne e così via. Ma se penso che sia necessario farlo presente ad un qualche elettromeccanico di fiducia, mi passa la voglia di fare alcunché. Gli amici sono lontani, e la domenica te lo fa pesare: chi fisicamente lontano, chi impegnato sullo stesso territorio con amiche d'oltralpe. Tu sei a casa che non puoi muoverti perché ti fa male il fondoschiena, e senza causa apparente: fai docce di Voltaren Emulgel, speri solo che passi, mentre sul fornello hai cominciato da poco a cucinare per un pranzo tardivo e le sigarette stanno inesorabilmente finendo. In TV uno strano film con Kevin Spacey, che non stai seguendo; peccato, sembra interessante, ha dei risvolti.
Però c'è il profumo del pomodoro che si cuoce. Basterà?

sabato 8 agosto 2009

the panchinist


Il panchinismo non è un movimento, è un modo d'essere e di vivere lo spazio della vita; esso nasce dalla necessità di prendersi il tempo necessario a riflettere sul da farsi e si concretizza quindi come valorizzazione di quegli elementi dell'arredo urbano che più comunemente chiamiamo panchine. Sarebbe facile chiamarlo pigrizia, ma non si può semplicemente categorizzarla come vizio o caratteristica della personalità. Il panchinista ama sfruttare le opportunità dello spazio intorno a sé, godere dell'atmosfera diafana ma piena che aleggia intorno alla panchina, chiudere gli occhi sdraiato sulle dure assi, o i duri marmi, o anche solo sedersi e poggiare la sua spina sul rigido schienale, quando ve ne fosse uno, e stare. Il panchinismo è una filosofia dello stare. Ha a che fare con l'essere hic et nunc come presupposto del futurus. Perché ci vuole un sano riposo delle menti, sempre.

giovedì 6 agosto 2009

iniziare il viaggio

Oggi una delle mie amiche migliori è partita per un viaggio in India, quello che si suol dire un viaggio dell'anima, di quelli che ti cambiano la vita. O non te la cambiano affatto, anche se credo improbabile che un viaggio lasci indifferente, sia un tour nella tua città, o un viaggio intercontinentale. Lei parte, e io sto qui davanti alla TV a vedere per l'ennesima volta Dawson's Creek, che è come un viaggio dell'anima stando fermi. Quando lo seguii un decennio fa, alla prima messa in onda, avevo 16 anni o giù di lì, e da poco ero consapevole di talune diversità del me. I discorsi di Jack McPhee, che per la terza stagione è ancora un personaggio, erano i discorsi che avrei voluto fare a chi di dovere. Riascoltarli ora, a distanza di anni ed esperienza, è di una tenerezza indescrivibile, mi fa rimpiangere quel senso della scoperta, che ora ha lasciato lo spazio alla speranza di non scoprire niente di nuovo, al desiderio di fermare tutto, di avere una stabilità quotidiana.
Ieri la mia amica C., fulcro della mia leva esistenziale, mi ha chiesto quanti partner avessi avuto. Partner sessuali, s'intende. Molti, e per lo più occasionali. Un bilancio che alla prima impressione non è rassicurante.
Ma questa è un'altra storia, su cui faremo il punto più avanti. Forse.

«Ognuno si limita a definire un gay in base alle persone con cui va... Ma non è questo, è più... una sensazione, uno stato d'animo.» (Ethan)

il punto g*

Occorre fare il punto della situazione. Di qualsiasi situazione. Benvenuti.