martedì 22 settembre 2009

una questione privata

Sono uscito per la terza volta con R. Credo sia la terza volta, ma mi sembra che sia la seconda. La prima volta che ci siamo visti, è venuto a casa mia e abbiamo fatto sesso. È stato molto diverso dal solito occasionale, ci abbiamo impiegato un pomeriggio: vuoi l'estate, e quindi la maggiore disponibilità di tempo, ma nell'occasionale non ci si coccola come è successo a noi, su quel letto, quel sabato di fine estate. Bon. La seconda volta siamo andati a fare un giro, abbiamo camminato e parlato e scherzato e riso. Non ci siamo toccati, eppure la voglia di vedersi c'era. C'è. Sembravamo due liceali al primo appuntamento, ma liceali al primo anno. Capisco la difficoltà di effondersi all'aperto, magari con delle persone intorno che non sai come potrebbero reagire. Bene. Un giro casto. La terza volta, oggi, lo stesso. Peripatetici chilometrici. Ma neanche il tentativo di appartarci, di trovare un angolo buio del mondo per dedicarci a noi due. Due liceali al secondo appuntamento. Come se la prima volta fosse successa in un'altra vita, e si debba ricontare tutto da capo.
Sorgono spontanee delle domande, ma soprattutto delle riflessioni. Già è strano, per me, rivedere, cioè frequentare qualcuno con cui ho fatto roba al primo appuntamento. Strano perché difficilmente è successo in passato. E perché è strano partire da 10 per poi tornare a cominciare da 1, almeno si dovrebbe ripartire, se si riparte, da 4.
In un mondo in cui la matematica è un'opinione è normale, forse.
È una timidezza all'aria aperta? È giusto fare le cose lentamente, ora? È una questione di incontro dei desideri? È qualcosa che dipende dal momento, dal periodo? È un disagio inespresso? È un complotto cattofascista?
È come sempre qualcosa che scrivo per me?

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