lunedì 11 gennaio 2010

you don't know love like you used to*

Certo che è da idioti stare qui, dopo aver inviato il terzo elaborato finale della mia vita, a farsi sommergere da pensieri di telefoni che non squillano. Perché lo sto facendo? Perché io... vorrei... che... mi... chiamasse... ? Vorrei che quel telefono squillasse, che mi dicesse che vuole vedermi, che vuole vederci, che ci vediamo al solito posto.
Mi vergogno di pensarlo. Mi dico: chiamo io, in questi giorni. Ma poi, come posso chiamarlo? Come posso chiamarlo sapendo quello che ha detto alle due cagnettine custodi? Sapendo che voleva parlarmi ma poi non lo ha fatto? Non voglio che veda il mio nome sul cellulare e dica "oddio, ancora lui". Io il coraggio di chiudere non l'ho avuto allora, e non... vorrò... averlo adesso, né in futuro.
Cerco il dolore? O è solo un pensiero che ha trovato spazio in una sera solitaria?
Chi non risica non rosica, dice la Pasionaria, e piuttosto che rosicare da solo alza quel telefono.
Non lo so, non lo so.

*You don't know love, 'In this light and on this evening', Editors, 2009

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