venerdì 24 febbraio 2012

occhi per leggere forme

C'è qualcosa, nel modo di creare di Diego Mariani, che mi fa venire in mente solo una parola: dissoluzione. Quello che vedono gli occhi di Diego è un mondo che rinnega la forma conosciuta delle cose, ha bisogno di accennare alla realtà come fa un invitante documentario, di quelli che alla fine ti dici: «Eh no, ora voglio vederlo anche io!». L'arte è riproduzione del paesaggio interiore e per questo assolutamente/squisitamente incompleta e imperfetta è l'opera in sé, che  si bea della libertà di divenire tela, libro, immagine o parola o qualunque cosa di cui abbia bisogno per tenere insieme i pezzi di una visione che si dissolve costantemente. E il solvente sei tu che guardi e dai un nome alle cose, è la tua azione cognitiva che ricompatta il colore sotto lo sguardo scrutatore dell'opera. Se poi ci mettiamo una bella commistione fra pittura e scrittura... La creazione si fa occhio sulla realtà che la circonda e invita a condividerne il panorama. È lì che si vorrebbe arrivare, a quel momento in cui l'orizzonte dell'opera e dell'osservatore si sovrappongono.

23 febbraio - 22 marzo 2012
@ EdiQ Bookshop - L'isola dell'introvabile
via Pastrengo, 5A - Milano

giovedì 23 febbraio 2012

maya

e pensare che un anno fa stavo per cominciare a cercare casa con l'amica A. Ora l'amica A. andrà a vivere con il suo ragazzo e ha già iniziato il transfert di sé all'Altrove. E conoscevo chi mi avrebbe detto, di lì a pochi giorni, il ti amo più breve della storia del Romanticismo, consumato in poche giornate preprimaverili. Così iniziava forse la vita dell'adulto, pregustando lo scenario possibile di un futuro che già non mi somiglia più. Come mi hanno sussurrato all'orecchio stamattina: «Io che credevo di trovarmi nella giusta direzione, racchiudo tutte le patologie di una generazione». Forse non siamo soltanto la generazione del crollo dei muri, siamo anche la generazione della fine del mondo da un momento all'altro. Si facevano progetti, dodici mesi fa, si creavano mondi che nemmeno la macchina infernale di Fringe. Ciascun mondo destinato alla sua data maya. Che senso ha la battaglia? E comunque posi l'ascia a primavera.

venerdì 3 febbraio 2012

fedone moderno


Una inutile precisazione. Sono tre i motivi che mi spingono a chiedere/accettare una friend request su Facebook. 
Innanzitutto, l'amicizia, intesa come sentimento del legame nell'eventualità del progetto; in altre parole, persone che reputo amiche e con cui ho da scambiarmi anche solo un like ogni tanto, ma della cui esistenza per me è importante seguire ogni sviluppo, perché sento che ha a che fare con la mia. Anche via Facebook. La seconda categoria di contatti è quella della vicinanza, della conoscenza generale che può da un momento all'altro generare interessanti scambi, gente da tenersi buona, che male non fa (vecchi compagni di scuola,  il cugino dell'amico del testimone...) Infine la terza categoria, la più interessante nella riflessività delle mie riflessioni allo specchio del blog, quelli che rientrano nella pure e semplice contemplazione del bello, individui con facce che voglio vedere tra le pagine del mio libro, gineprai di curiosità indolente to poke quando capita, scambiarsi due parole e chissà. 
Insomma ci sono quelli sempre, quelli ogni tanto e quelli sai mai. Il tutto nell'incredibile caleidoscopio delle categorie, perché nessuno vieta di passare da un insieme all'altro. E così, la tripartizione è compiuta hegelianamente, Gallia est omnis divisa in partes tres e io ho saziato la mia vanità da scrittore. La mia coscienza contempla beffarda l'autoreferenzialità del tutto.