mercoledì 31 marzo 2010

l'acqua calda

Ricky Martin ha dichiarato di essere omosessuale e di essere fiero di esserlo.
Per la serie, io ti dico una cosa che ti aspettavi da tanto tempo e poi me ne prendo pure il merito. Pivello.

una settimana santa

Ok, è da più di un mese che sono qui in Barcino, e come era giusto che fosse, la prima settimana di riposo che ho, prima di cominciare il tirocinio, me la gioco con una brutta cosa intestinale che mi fa pisciare dal culo, tanto per essere un po' volgari. Mentre tutti sono in giro, magari in spiaggia o cose del genere, dato che qui è iniziato il bel tempo dell'aprile spagnolo, ed è pure, in concomitanza, la semana santa, quella che precede la domenica di pasqua, e qui si respira santità in tutto ciò che si fa e che si pensa di fare. Allora io è da lunedì mattina che sono a casa, e mi muovo dalla cama al sofà al bagno, con un tempo di autonomia di massimo 45 minuti. E allora ho tutta una cultura di quello che ora passano nella televisione espagnola, che proprio in questi giorni vive il passaggione al digitale terrestre.
Piccola premessa: la tv spagnola fa cagare, è peggio di quella italiana. Io guardo solo due-tre canali: RAC 105, che è un canale di musica, ricco di classici e pezzi dimenticati; Antena Neox, che è il canale che ti propina in continuazione telefilm, a volte scadendo nel patetico classicismo del Principe di Bel Air, che però se sei uno studioso è interessante vedere, fino a cose del tutto spagnole come... Beh, dire "del tutto spagnole" è davvero un azzardo, dato che qui, insomma, ho notato che sono produzioni spagnole ma storie già collaudate, come se in Ispagna si rifiutassero di importare un format e preferiscano provare a farseli da soli, per esempio, "I liceali", che qui si chiama Fìsica o Quìmica, oppure c'è questo Aqui no hay quien viva, che è una specie di sit com ambientata in un condominio, che mi ricorda un po' qualcosa di visto in Italia. Poi passano anche cose del tutto non spagnole, come Como conocì tu madre o The Big Bang Theory, che da noi passava la mattina e quindi non la seguiva nessuno, e invece è divertente. E poi hanno una serie che è come Heroes ma più ridotto alla dimensione nazionale, e si chiama Los Protegidos, e io e il Claudione, ovvero chi mi ospita, andiamo pazzi: ci sono questi ragazzi che sono nati con dei cazzo di poteri, ma proprio di quelli banali come essere invisibile, dare la scossa, leggere nella mente, spostare gli oggetti con il pensiero, mutarsi, e questo professore che si prende in carico di ospitarli e fanno questa famiglia, e c'è anche questa poliziotta del tutto normale la cui bimba è stata però rapita perchè ha un cazzo di potere strapotente, che secondo noi è prevedere il futuro, e insomma, chi la tiene sequestrata è pure un professore della scuola, e insomma, lui vuole impossessarsi di sti poveri ragazzi, comunque fa anche un po' ridere. E poi ci sono dei quiz che uno si chiama Password ma non ve lo saprei spiegare. E i Simpson e American Dad a rotazione. Sempre.
Spero di potere uscire presto.

giovedì 18 marzo 2010

dispaccio n. 3

No, gracias - note sul rituale dell'interazione in Ispagna

Noi siamo abituati a rifiutare un'offerta con la formula no, grazie, e a vedere l'altro incassare questo colpo con la tranquillità che è propria di questa situazione. Qui, invece, dire no, gracias equivale a offendere l'interca cultura iberica. Tutti noi pensavamo che questi spagnoli fossero più diretti, meno formali, più spontanei e giocherelloni. Invece, il rituale dell'interazione in Barcellona è assai complicato. Ad esempio, se io chiedo a qualcuno

«Andiamo a prendere un caffé?»

a Milano risponderei con un semplice «No(, grazie)». Qui invece si ha a che fare con un delirio giustificatorio. Non si può rispondere semplicemente no, si deve dire sempre

«No, es que...»

Ossia: no, è che... devo andare, ho da fare, ne ho già bevuti tre, mia madre è malata e sarebbe una cattiveria bere caffè mentre lei non può... e via dicendo.
Ma non finisce qui. Quando qualcuno ti offre qualcosa, se rispondi subito , sei un morto di fame (ricordiamo sempre di non dire mai gracias). Di norma, l'interazione avviene in questo modo

«¿Quieres tomar algo?» - Prendi qualcosa (con me)?
«No, es que tengo que volver a casa» - No, è che devo tornare a casa
«¡Va! Tomate algo (conmigo)» - Dai, su, prenditi qualcosa
«No, de verdad, es que ya he tomado un café antes» - No, davvero, è che ho già bevuto un caffé prima
«Venga, tomamos una caña, ¿no?» - Beh, prendiamoci una birretta allora, no?
«Vale!» - Ok

Ancora peggio la situazione di congedarsi. Seduti ad un tavolo con della gente conosciuta da poco, se si dice Me voy (Me ne vado), poi non te ne vai prima di 10 minuti. O meglio, resti e poi dopo dieci minuti (tipo le ultime sigarette, l'ultima birretta...) ripeti Venga, voy (suona come: Ora proprio me ne vado), e solo allora puoi pensare che nel giro di 5 minuti ti puoi alzare dalla sedia e fuggire.

Tutto per dire, pazzi questi iberici. Divertentissimi. Adorabili.
A me tutto questo piace un sacco.

mercoledì 17 marzo 2010

superare la nostalgia

Cos'è la nostalgia? Il ricordo della felicità passata. Risultato di un meccanismo della mente che agisce per comparazione. Tende a riprodurre i modelli di benessere dati per certi, costruendo su questa base il presente e l'immediato futuro. La nostalgia è così un meccanismo di rassicurazione che entra in gioco nel momento dell'incertezza. Ma la nostalgia è anche frutto di un certo modello mentale che l'individuo ha difficoltà ad abbandonare, un modello che riguarda quello che l'individuo pensa che sia quello che deve essere/fare/avere. Quando si incontra una persona, per esempio, e si entra in relazione, spesso si compara con il passato, e in particolare con quello che nel passato ci ha resi felici, e si crede che siano le uniche cose che anche nel presente e nel futuro potranno renderci nuovamente felici, creando in noi delle aspettative sul comportamento dell'altro. Quando si comincia un nuovo lavoro, magari in un settore diverso da quello passato, nel caso in cui quello passato sia stato il settore in cui desideriamo lavorare per la vita, sarà difficile non sentirsi fuori luogo, non desiderare le cose che un tempo erano fonte della nostra serenità (complessiva).
Tutto questo nel caso in cui la comparazione conduca a una riflessione del tipo: se B non è come A, mi fermo ad A. Nel caso invece in cui, nonostante B non sia come A, si cercasse di dire: ok, B non è come A, in A stavo bene, in B ancora non lo so, però posso provare a mettere un po' di A in B e fare un percorso del tipo da A a AB a B, si può pensare di costruire qualcosa di buono senza rinunciare al ricordo della felicità passata. La nostalgia nasce quando non si è sicuri di ciò che si è lasciato, o di ciò che è passato.
Si tratta, come sempre, di cambiare prospettiva. Disimpegnare il peso del passato.

venerdì 12 marzo 2010

dispaccio n. 2

Prime confusioni idiomatiche

Ieri sera abbiamo avuto un incontro con il cosiddetto "gruppo veterano", ovvero quelli che sono qui da gennaio e che andranno via a fine mese. Si no se quedan aqui. Nel gruppo ho subito individuato una preda. E ci ho azzeccato. Peccato che ya tiene un lio, una cosa con un chico. Così mi ha detto l'amico suo, mentre si beveva l'ultima birra sulla Rambla. Una cosa che non si può fare. No se puede beber por la via publica. Seratina carina, comunque, che mi gonfia di orgoglio per il fiuto che sembra rinato in questa città così acogedora. Entro oggi terminerò il pocket money di euro cento che mi spettarono a inizio marzo, dovendo così affrontare il primo prelievo in terra straniera, con costi e spese e commissioni che ignoro. All'orizzonte ancora nessuna nuova sul lugar de practicas in cui mi manderanno. Que mal rollo! Ma sono fiducioso, e ora ho altro a cui pensare, tipo fare i compiti per il corso di lingua. Il nuovo compagno di corso, l'alemanno, me vuelve loco, però è ruidoso e un poco sborone. Come al solito dichiaro subito i miei intenti, non c'è tempo da perdere. Intanto mi spunta una cosa tra un sottocutaneo e un'emorroide, per cronaca di ipocondria. Tutto ciò ha a che fare con il quotidiano.

venerdì 5 marzo 2010

piccolo breviario per cittá (che vogliono essere) europee

Tipo che... Ieri sera abbiamo fatto un po' di serata, cerveza, bocadillo e chupiti assurdi (uno si chiamava "pacto del diablo" e un altro "Monica Lewinski"...). A mezzanotte chiude la metro, da domenica a giovedí. Cosí si é rimasti senza trasporto. Eppure... Ieri sono tornato a casa alle 3 con un autobus che passa ogni 20 minuti da quando chiude la metro a quando riapre. Ce ne sono diversi, si chiamano Nitbus, il mio é l'N13. Ti portano a casa. Sempre. Stasera la metro chiude alle 2. Domani non chiude. Cosí, tanto per farlo sapere.

giovedì 4 marzo 2010

dispaccio n. 1

Il mio barrio - dalla parte giusta della linea?

Quarto giorno a Barcelona. Stamattina, per fare una specie di compito a casa, vado a "descubrir mi barrio". Faccio foto, annoto gli orari di alcune cose (el mercat/el mercado, la bilioteca/la biblioteca, el CAP - Centre d'Atenció Primaria/Centro de Atención Primaria... catalano/castigliano). Ogni barrio, ogni quartiere, ha questi servizi. Annoto anche i supermercati e i "Paquis", ossia quei negozi di alimentari che stanno aperti fino a tardi per chi, come me, non sta tornando a casa prima delle dieci di sera. Tutto molto bello. La sera lo racconto al mio dueño, il padrone di casa, e scopro che ho sbagliato tutto perché... Ho attraversato la strada! Da questa parte, siamo in Barcelona Ciudad, dall'altra, a L'Hospitalet de Llobregat (pronuncia: lospitaléddejjovregá). Allora usciamo e mi fa fare un giro per il barrio quello giusto e scopro un sacco di cose. Per esempio, che domattina dovró di nuovo andare in giro per la parte fotografica, o che ho fatto il carné nella Biblioteca sbagliata, e non potró usarlo in cittá. Bene. Anzi, ¡Vale!
Intanto il corso di lingua ci piace, siamo bravi e simpatici e via dicendo, giá amo il mio professore, che parla piano e molleggia le sillabe, non riesce a stare fermo e ha i capelli crespi e un dred (?) lunghissimo tipo codino dei tempi che furono.
Mi si é ridimensionata anche la sindrome di "avere il cuore".

to be continued...