giovedì 13 marzo 2014

momento di inerzia

«La tua vita si è fermata 3 anni  e 5 mesi fa» mi ha sussurrato il curriculum vitae. Intendeva la mia vita professionale, suppongo. Spero. 


Ho il vizio di ripercorrere la storia degli ultimi anni, la biografia del dopo università. Un po' Ruggieri col suo bivio maledetto. Come in The Moment: Il lavoro che sognavo
Da un momento all'altro mi aspetto un ex giocatore di football che viene lì a dire: ti porterò a quel punto della tua vita in cui, se avessi scelto l'altra opzione, avresti percorso un altro cammino. Ti farà intraprendere quel giro che non hai fatto, poi mi dirai. 

2008

Nel lontano 2008, io e la Borgonauta ci guardammo negli occhi e decidemmo di rifiutare un'offerta, la garanzia di un iter accademico post lauream, per non diventare come loro. Gli anni successivi ci avrebbero in parte rassicurato, in maniera impalpabile (hanno chiuso, hanno ridimensionato, cose così) e in parte lasciato allo sbaraglio del WTF. 

Si torna a Milano.

2009

Comunque decisi, decidemmo, di continuare a modo nostro, di perfezionarci, di formarci ancora un po', via di master: un anno fantastico, persone belle e preziose - molte già perse nell'oblio della distanza: fredda, ma scaldabile; ma sono automatismi. Poi ciao, nel gennaio di quattro anni fa ci si saluta. 

2010. 

Firenze, febbraio. Non si parte per Berlino, ma c'è un posto a Barcellona. Voy. Tre mesi, una lingua nuova, altre persone, altri amici. Un tirocinio in un centro giovani in un quartiere problematico. Ma è la Spagna, baby, non si va lontano. A fine maggio si torna a Milano. 


Hai vissuto tre anni in un'altra città.

Hai una laurea magistrale, un master, un'esperienza breve ma intensa all'estero.
Hai fatto un servizio civile di un anno, e qualche lavoro da studente. 

Ora torni a casa, sotto il tetto paterno. Perché in valle non sei riuscito a stare, perché por allà nemmeno. È difficile, dopo aver assaggiato l'indipendenza e l'autonomia, tornare a rendere conto a qualcuno dei tuoi orari, delle tue abitudini nuove - solo tue. Hai 27 anni e ormai ti sei ben costruito un modo di vivere il tempo e lo spazio. 

Passano i mesi, passano i curriculum inviati, i colloqui di gruppo, chi butti giù dalla torre, le offerte di lavoro gratis, i profili sui collettori di offerte di lavoro. Gli incontri occasionali, l'amore se trovi almeno quello una cosa in meno a cui pensare. Succede qualcosa. Ma ricordo la sensazione di quei mesi, amplificata dal caldo dei mesi estivi, di essere bloccato, fermo, senza nemmeno girare a trottola, solo fermo, stuck in the moment. Sano vittimismo, tra un tentativo di concorso pubblico e un'incazzatura.

S'è fatto autunno, s'è fatto. Inoltrato. Ricevo una chiamata. In quel posto cercano uno che sappia fare quello che sai fare tu. Niente che abbia a che fare con la sociologia, la criminologia, lo spagnolo, l'estero, le cose che hai scelto. Sai l'italiano? Chiama.

La settimana dopo la mia vita si è fermata. Il mio curriculum, almeno. E tutto il resto.

2011

Primi stipendi, si va a vivere con una grande amica, si riconquista l'indipendenza, l'autonomia, lo spazio. L'estate dell'adultità.

2012

L'amica se ne va, si resta soli.
Lo conosco, ci sto. Mi innamoro, ci innamoriamo

2013

Si va a convivere.

2014

Affittiamo un box.